Qoèlet , chi è costui?, Presentazione

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deutero.amedeo
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 12:25




Qoèlet
Qoélèt è il nome del presunto autore ed è anche il titolo di uno dei 73 libri della Bibbia Cattolica.
Il libro fa parte del gruppo dei libri sapienziali, costituito da : Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoèlet, Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide.
Il libro di Qoèlet, che nelle vecchie Bibbie si chiamava Ecclesiaste, è poco conosciuto dalla maggioranza dei cristiani, credo per due ragioni, principalmente: la prima è che in generale tutto l'antico testamento è molto meno noto dei Vangeli ; la seconda è che Qoèlet è quasi totalmente assente dalla liturgia domenicale. Infatti di questo libro si legge un brevissimo passo una domenica ogni tre anni e precisamente nella XVIII domenica del tempo ordinario degli anni C .

Un rapido sguardo di assieme
il libro, di piacevole e scorrevole lettura, si presta ad una molteplicità di interpretazioni : per alcuni Qoèlet è stato un pessimista; per altri uno scettico, per altri ancora un uomo dalla fede viva; per alcuni fu un fatalista, per altri un esaltatore del lavoro umano. A mio parere questo è dovuto al fatto che molte sue affermazioni sono in realtà constatazioni che rimangono come domande aperte sul senso della nostra vita. I giudizi che vengono dati dai lettori riflettono, almeno in parte, i loro atteggiamenti e le risposte che loro stessi danno alle questioni che la lettura del libro pone. E, nel Nuovo Testamento, si trovano le risposte definitive ad alcune fra le più inquietanti domande sulla vita post mortem e sui veri tesori da accumulare durante la vita su questa terra.

Chi è Qoèlet?

All'inizio del libro troviamo scritto:

<qoelet (Ecclesiaste)

1


[1] Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. >

Sono parole da non prendere alla lettera, perchè il figlo di Davide, re di Gerusalemme è Salomone; ma gli studi filologici e storici portano a datare questo scritto nel III secolo a. C. mentre Salomone è un personaggio del X secol a. C. Pertanto questo inizio del libro andrebbe letto in senso figurato : io Qoelet, nei panni di Salomone , dalla trasmissione della sua sapienza ho raccolto ed appreso e compreso quanto è qui di seguito scritto.


(segue.....)
 
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falco.guarito
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 16:26




Secondo me, tutte queste interpretazioni rischiano di far fraintendere il tutto. L'Antico Testamento è sempre un'anticipazione del Nuovo, ecco perché Qoelet poneva le domande, perché dopo ci sarebbe stato Chi avrebbe portato le risposte.
Ho voluto postare un brano del Vangelo, perché penso ci aiuti a capire quale fosse l'interpretazione più corretta del Qoelet. Perciò io scarterei subito quelle ipotesi che dicono che Qoelet fosse un pessimista, o uno scettico o un fatalista. Magari ha delle note di tristezza, ma sempre incastonate in una specie di ricerca di Dio, che qui avviene quasi per eliminazione, cioè Qoelet sta facendo spazio a Dio nel cuore dell'uomo, che è troppo pieno da tante inutili preoccupazioni. La sua fede lo porta a dire che tutto è vanità, a liberarsi di tutto, in attesa di un Messia che lui ancora non conosce, ma di cui sembra averne già previsto la cometa. Immaginiamo di guardare il cielo stellato e di vedere una parte dove non ci sono stelle. Pensando ai pianeti che brillano in posizioni "erranti", potremmo chiederci "chissà un giorno cosa brillerà in quell'angolo di cielo?". Ecco, Qoelet sembra aver visto nell'armonia del creato tante cose poco importanti e un angolino "senza stelle" (cioè poco scrutabile dal suo pensiero) dove capisce già che un giorno si troveranno le cose che più contano. Ecco spiegato figurativamente ciò che a qualcuno può sembrare pessimismo.
Il fatto che si dica figlio di Davide è il solito modo ebreo per dire che è un discendente di Davide, insomma è più o meno un modo per dire il proprio "cognome".
Anche questo è importante come segno dell'anticipazione del Vangelo, perché non dobbiamo dimenticare che anche Gesù era un discendente di Davide, Qoelet si trova nello stesso ramo di parentela di Gesù.
 
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deutero.amedeo
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 19:27




Iniziamo la lettura con i primi 10 versetti. Come al solito, prima si legge, poi si riprende e si riflette.


[1] Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme.

[2] Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.

[3] Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
per cui fatica sotto il sole?

[4] Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.

[5] Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.

[6] Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.

[7] Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.

[8] Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.

[9] Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.

[10] C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Guarda, questa è una novità"?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.

__________________________________________

Sul primo versetto qualcosa già è stato detto. Qoelet si presenta come uomo saggio, ma di una saggezza regale al di sopra di quella che può essere la semplice assennatezza dell'uomo comune, paragonandosi a Salomone.
L'inizio vero del libro è costituito dai versetti 2 e 3 :

<[2] Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.

[3] Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
per cui fatica sotto il sole? >

Qui Qoelet anticipa quello che sarà, in sostanza, il tema del libro e che, tutto sommato, è anche la conclusione dell'opera. Il problema è cercare che cosa vi sia di buono per l'uomo nella vita. Qui la parola vanità non va intesa nel senso di superficiale immodestia delle persone sciocche, ma va intesa come evanescenza delle cose. In questo mondo è tutto imprendibile per l'uomo, e alla fine, di tutto quello che ha desiderato e inseguito nella vita non gli rimane nulla. In altre versioni la parola "utilità" è sostituita con "vantaggio" o con "guadagno" proprio a sottolineare che queste considerazioni riguardano gli aspetti terreni di questa vita. L'ipotesi cristiana di uno scopo ultraterreno della vita qui è esclusa. Infatti l'uomo fatica "sotto il sole" .... e qui Qoelet non vuol dire che il calora del sole fa sudare e affatica ancor più l'uomo che lavora, ma vuol dire che la vita dell'uomo viene consumata e bruciata al di sotto ( o al di qua) del cielo, che è e rimane esclusivamente di Dio.

Nei versetti seguenti è esposto uno dei capisaldi del pensiero di Qoelet: tutto passa e tutto è sempre uguale perchè anche ciò che si muove non potrà mai uscire nel suo moto dall'ordine della natura.

<[4] Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.

Sulla terra si avvicendano, una dopo l'altra le generazioni, ma le nuove generazioni rifanno quello che hanno fatto le generazioni precedenti. E così di giorno in giorno, di anno in anno avviene dei processi fisici che caratterizzano il mondo.

[5] Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.

[6] Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.

[7] Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.

[8] Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.

[9] Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.

[10] C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Guarda, questa è una novità"?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto. >

A questo punto si potrebbe inserire una considerazione su che cosa siano il progresso dell'uomo, la scoperta scientifica, l'evoluzione del pensiero. Sotto sotto, Qoelet non lo dice esplicitamente ma ci fa pensare che le cose nuove che l'uomo va scoprendo sono nuove per lui..... ma c'erano già.

Edited by deutero.amedeo - 23/1/2010, 20:17
 
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deutero.amedeo
CAT_IMG Posted on 23/1/2010, 20:26




CITAZIONE (falco.guarito @ 23/1/2010, 16:26)
Secondo me, tutte queste interpretazioni rischiano di far fraintendere il tutto. L'Antico Testamento è sempre un'anticipazione del Nuovo, ecco perché Qoelet poneva le domande, perché dopo ci sarebbe stato Chi avrebbe portato le risposte.
Ho voluto postare un brano del Vangelo, perché penso ci aiuti a capire quale fosse l'interpretazione più corretta del Qoelet. Perciò io scarterei subito quelle ipotesi che dicono che Qoelet fosse un pessimista, o uno scettico o un fatalista. Magari ha delle note di tristezza, ma sempre incastonate in una specie di ricerca di Dio, che qui avviene quasi per eliminazione, cioè Qoelet sta facendo spazio a Dio nel cuore dell'uomo, che è troppo pieno da tante inutili preoccupazioni. La sua fede lo porta a dire che tutto è vanità, a liberarsi di tutto, in attesa di un Messia che lui ancora non conosce, ma di cui sembra averne già previsto la cometa. Immaginiamo di guardare il cielo stellato e di vedere una parte dove non ci sono stelle. Pensando ai pianeti che brillano in posizioni "erranti", potremmo chiederci "chissà un giorno cosa brillerà in quell'angolo di cielo?". Ecco, Qoelet sembra aver visto nell'armonia del creato tante cose poco importanti e un angolino "senza stelle" (cioè poco scrutabile dal suo pensiero) dove capisce già che un giorno si troveranno le cose che più contano. Ecco spiegato figurativamente ciò che a qualcuno può sembrare pessimismo.
Il fatto che si dica figlio di Davide è il solito modo ebreo per dire che è un discendente di Davide, insomma è più o meno un modo per dire il proprio "cognome".
Anche questo è importante come segno dell'anticipazione del Vangelo, perché non dobbiamo dimenticare che anche Gesù era un discendente di Davide, Qoelet si trova nello stesso ramo di parentela di Gesù.

La Bibbia non è solo patrimonio nostro, ma per quanto attiene l'Antico Testamento è anche patrimonio degli ebrei e dei giudei. Anche loro hanno una loro teologia biblica dalla quale però il messaggio evangelico è totalmente escluso. E poi non può essere trascurato il pensiero protestante e quello orientale. In un esame generale di un testo non si può ignorare questa realtà. Fortuna nostra di essere cristiani e di essere in grado di percepire come e quanto ciò che leggiamo nell'antico testamento sia una preparazione al nuovo.
 
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Carmen1313
CAT_IMG Posted on 24/1/2010, 17:37




CITAZIONE (deutero.amedeo @ 23/1/2010, 20:26)
CITAZIONE (falco.guarito @ 23/1/2010, 16:26)
Secondo me, tutte queste interpretazioni rischiano di far fraintendere il tutto. L'Antico Testamento è sempre un'anticipazione del Nuovo, ecco perché Qoelet poneva le domande, perché dopo ci sarebbe stato Chi avrebbe portato le risposte.
Ho voluto postare un brano del Vangelo, perché penso ci aiuti a capire quale fosse l'interpretazione più corretta del Qoelet. Perciò io scarterei subito quelle ipotesi che dicono che Qoelet fosse un pessimista, o uno scettico o un fatalista. Magari ha delle note di tristezza, ma sempre incastonate in una specie di ricerca di Dio, che qui avviene quasi per eliminazione, cioè Qoelet sta facendo spazio a Dio nel cuore dell'uomo, che è troppo pieno da tante inutili preoccupazioni. La sua fede lo porta a dire che tutto è vanità, a liberarsi di tutto, in attesa di un Messia che lui ancora non conosce, ma di cui sembra averne già previsto la cometa. Immaginiamo di guardare il cielo stellato e di vedere una parte dove non ci sono stelle. Pensando ai pianeti che brillano in posizioni "erranti", potremmo chiederci "chissà un giorno cosa brillerà in quell'angolo di cielo?". Ecco, Qoelet sembra aver visto nell'armonia del creato tante cose poco importanti e un angolino "senza stelle" (cioè poco scrutabile dal suo pensiero) dove capisce già che un giorno si troveranno le cose che più contano. Ecco spiegato figurativamente ciò che a qualcuno può sembrare pessimismo.
Il fatto che si dica figlio di Davide è il solito modo ebreo per dire che è un discendente di Davide, insomma è più o meno un modo per dire il proprio "cognome".
Anche questo è importante come segno dell'anticipazione del Vangelo, perché non dobbiamo dimenticare che anche Gesù era un discendente di Davide, Qoelet si trova nello stesso ramo di parentela di Gesù.

La Bibbia non è solo patrimonio nostro, ma per quanto attiene l'Antico Testamento è anche patrimonio degli ebrei e dei giudei. Anche loro hanno una loro teologia biblica dalla quale però il messaggio evangelico è totalmente escluso. E poi non può essere trascurato il pensiero protestante e quello orientale. In un esame generale di un testo non si può ignorare questa realtà. Fortuna nostra di essere cristiani e di essere in grado di percepire come e quanto ciò che leggiamo nell'antico testamento sia una preparazione al nuovo.

Io penso che la Bibbia sia un patrimonio di tutti, a prescindere dal fatto che il lettore sia cristiano, ebreo, giudeo, ateo, scienziato ....................... può sicuramente cambiare l'approccio alla lettura a secondo di quelle risposte che ognuno vuole trovare, la cosa certa è che ognuno trova sempre delle risposte ai propri dubbi, alle cose per cui ci si interroga.

 
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Carmen1313
CAT_IMG Posted on 24/1/2010, 18:26




A questo punto si potrebbe inserire una considerazione su che cosa siano il progresso dell'uomo, la scoperta scientifica, l'evoluzione del pensiero. Sotto sotto, Qoelet non lo dice esplicitamente ma ci fa pensare che le cose nuove che l'uomo va scoprendo sono nuove per lui..... ma c'erano già.


La vita dell'uomo, e dell'umanità che si ripete nel tempo, seguendo sempre lo stesso ciclo, potrebbe far pensare ad un ripetersi continuo delle stesse cose e tutto ciò che in apparenza è nuovo in realtà non lo è. Amedeo, pone una riflessione sul progresso dell'uomo, sulle scoperte scientifiche e si pensa che in realtà Qoelet lascia intendere che quello che noi stiamo scoprendo adesso, in realtà c'è sempre stato.
Se pensiamo a quello che storicamente sappiamo, sull'evoluzione dell'uomo e sulle scoperte scientifiche......in prima battuta verrebbe spontaneo pensare: Impossibile! perchè di queste evoluzioni ne abbiamo tracce nel tempo, detta cosi potrebbe sembrare che ad un certo punto la storia dell'umanità si azzera, per ripartire da 0 per ritornare ad un punto X per poi riazzerarsi.

Su questo punto qualcuno dovrà aiutarmi a comprendere meglio.
Io voglio pensare proprio sui primi versetti di Qoelet sulla vanità, che in realtà , lo stesso volesse avvisare che una vita senza Dio è inutile, assurda, senza scopo, vuota, una realtà molto triste. La natura e la storia si ripetono ciclicamente, senza produrre nulla di nuovo. Insomma la verità sulla vita è questa.

Non so se mi sono spiegata bene!
 
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falco.guarito
CAT_IMG Posted on 24/1/2010, 21:38




La mia lettura mi ha portato più o meno alla tua stessa opinione, Amedeo. Vorrei aggiungere una riflessione su questo versetto:

CITAZIONE
[8] Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.

Penso che qui si parla della sete di Dio, che Qoelet non sa (o non vuole) esprimere in modo più palese. In un certo senso, potrebbe indicare anche l'attesa del Messia.

CITAZIONE
[4] Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.

Qoelet continua a dire che non ci sono novità, lui capisce che le vere novità sono solo quelle che può dare il Creatore, non quelle dell'uomo. Infatti il suo occhio osserva il sole, il vento, i fiumi, insomma il creato, è da lì che si attende delle novità, non dall'uomo.
Notiamo che Gesù riprende il concetto di questa staticità dicendo:

CITAZIONE
Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?



CITAZIONE (deutero.amedeo @ 23/1/2010, 19:27)
A questo punto si potrebbe inserire una considerazione su che cosa siano il progresso dell'uomo, la scoperta scientifica, l'evoluzione del pensiero. Sotto sotto, Qoelet non lo dice esplicitamente ma ci fa pensare che le cose nuove che l'uomo va scoprendo sono nuove per lui..... ma c'erano già.

Come dicevo sopra, tutte queste cose, Qoelet le ha racchiuse dentro il concetto di "affanno", non centrano con le novità. L'uomo si affanna a scoprire, a conoscere, a inventare, ma alla fine, qualunque cosa farà, sarà insignificante rispetto all'immensa sapienza che si intravede nel creato.
 
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falco.guarito
CAT_IMG Posted on 24/1/2010, 22:28




CITAZIONE (Carmen1313 @ 24/1/2010, 17:37)
CITAZIONE (deutero.amedeo @ 23/1/2010, 20:26)
La Bibbia non è solo patrimonio nostro, ma per quanto attiene l'Antico Testamento è anche patrimonio degli ebrei e dei giudei. Anche loro hanno una loro teologia biblica dalla quale però il messaggio evangelico è totalmente escluso. E poi non può essere trascurato il pensiero protestante e quello orientale. In un esame generale di un testo non si può ignorare questa realtà. Fortuna nostra di essere cristiani e di essere in grado di percepire come e quanto ciò che leggiamo nell'antico testamento sia una preparazione al nuovo.

Io penso che la Bibbia sia un patrimonio di tutti, a prescindere dal fatto che il lettore sia cristiano, ebreo, giudeo, ateo, scienziato ....................... può sicuramente cambiare l'approccio alla lettura a secondo di quelle risposte che ognuno vuole trovare, la cosa certa è che ognuno trova sempre delle risposte ai propri dubbi, alle cose per cui ci si interroga.

Rispondo ad entrambi. Se non sbaglio l'interpretazione che la Chiesa Cattolica, e non solo lei, dà all'ultimo versetto dell'Apocalisse, dice che alla Bibbia non si può togliere nulla se non si vuole perdere il suo messaggio. Quindi, poiché noi crediamo che tutti i nostri libri biblici fanno parte della Bibbia, e quindi non togliamo quelli non usati da protestanti ed ebrei, e crediamo che sono tutti ispirati da Dio, ne consegue che le teologie di altre religioni sono monche. Anche se esse riescono a cogliere molti aspetti della Verità, perdono qualcosa di veramente essenziale. Coloro che leggono Qoelet senza leggere il Vangelo riusciranno a porsi delle giuste domande ma non troveranno le corrette risposte se non incontreranno Cristo.

CITAZIONE (Carmen1313 @ 24/1/2010, 18:26)
Qoelet lascia intendere che quello che noi stiamo scoprendo adesso, in realtà c'è sempre stato. [...] in prima battuta verrebbe spontaneo pensare: Impossibile! perchè di queste evoluzioni ne abbiamo tracce nel tempo, detta cosi potrebbe sembrare che ad un certo punto la storia dell'umanità si azzera, per ripartire da 0 per ritornare ad un punto X per poi riazzerarsi.

Su questo punto qualcuno dovrà aiutarmi a comprendere meglio.

La risposta l'ho già scritta nel post precedente, spiegando che Qoelet non stava parlando dell'uomo, in quanto l'attività dell'uomo è per lui comunque un insignificante affanno rispetto alla perfetta orologeria cosmica della creazione.
Da parte mia escluderei, quindi, questa vostra interpretazione troppo letterale, altrimenti si rischia di confondere la Bibbia per un libro di scienza, come accadde quando si condannarono Galileo e altri scienziati.
 
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deutero.amedeo
CAT_IMG Posted on 25/1/2010, 01:15




Da parte mia escluderei, quindi, questa vostra interpretazione troppo letterale, altrimenti si rischia di confondere la Bibbia per un libro di scienza, come accadde quando si condannarono Galileo e altri scienziati. (falco).

Probabil mente non hai colto il senso del discorso. Le scoperte dell'uomo non sono novità per la natura. Proprio l'esempio di Galileo dà l'idea esatta: nel momento in cui lui scopre che il sole è fermo e che la terra ruota su se stessa e intorno al sole non ha prodotto niente di nuovo, se non una conoscenza; ma in realtà il mondo non si è modificato : sole e terra hanno continuato ad essere e a fare quello che erano e che facevano prima. L'uomo non ha il potere di modificare il corso degli eventi naturali: avolte li subisce, a volte li utilizza a suo vantaggio, ma non può modificarne la natura.
 
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Carmen1313
CAT_IMG Posted on 25/1/2010, 13:04




CITAZIONE (deutero.amedeo @ 25/1/2010, 01:15)
Da parte mia escluderei, quindi, questa vostra interpretazione troppo letterale, altrimenti si rischia di confondere la Bibbia per un libro di scienza, come accadde quando si condannarono Galileo e altri scienziati. (falco).

Probabil mente non hai colto il senso del discorso. Le scoperte dell'uomo non sono novità per la natura. Proprio l'esempio di Galileo dà l'idea esatta: nel momento in cui lui scopre che il sole è fermo e che la terra ruota su se stessa e intorno al sole non ha prodotto niente di nuovo, se non una conoscenza; ma in realtà il mondo non si è modificato : sole e terra hanno continuato ad essere e a fare quello che erano e che facevano prima. L'uomo non ha il potere di modificare il corso degli eventi naturali: avolte li subisce, a volte li utilizza a suo vantaggio, ma non può modificarne la natura.

Quindi l'uomo non può modificare la natura, ma solo il corso degli eventi a seconda delle scelte che fa, del valore che da al tempo valorizzandolo, dal valore che da ai rapporti con gli altri, dal modo in cui si adopera per non vanificare lo scorrere del tempo che continua inesorabile, anche quando presi dall'ozio e dai vizi, o dal lavoro o dalle virtù non ce ne rendiamo nemmeno conto.

Spero di non averne sparata una delle mie! ma sono certa che il buon Amedeo, dopo una sana risata.... mi dirà come meglio interpretare....... Un pò come fa il maestro delle elementari per preparare un alunno alle scuole medie.
 
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deutero.amedeo
CAT_IMG Posted on 25/1/2010, 14:12




CITAZIONE (falco.guarito @ 24/1/2010, 22:28)
Rispondo ad entrambi. Se non sbaglio l'interpretazione che la Chiesa Cattolica, e non solo lei, dà all'ultimo versetto dell'Apocalisse, dice che alla Bibbia non si può togliere nulla se non si vuole perdere il suo messaggio. Quindi, poiché noi crediamo che tutti i nostri libri biblici fanno parte della Bibbia, e quindi non togliamo quelli non usati da protestanti ed ebrei, e crediamo che sono tutti ispirati da Dio, ne consegue che le teologie di altre religioni sono monche. Anche se esse riescono a cogliere molti aspetti della Verità, perdono qualcosa di veramente essenziale. Coloro che leggono Qoelet senza leggere il Vangelo riusciranno a porsi delle giuste domande ma non troveranno le corrette risposte se non incontreranno Cristo.

Le interpretazioni delle altre religioni sono monche. Esatto. Però, se permetti, Falco, qui io vorrei ribadire un concetto che ho già ripetutamente espresso: la Sacra Scrittura va letta col cuore, ma non soltanto col cuore, perchè l'uomo non è solo cuore: e se vogliamo che chi legge sia interamente soddisfatto dobbiamo soddisfare prima del cuore, la mente. Le Scritture (testimonianze della divina rivelazione) furono affidate agli uomini in tempi ben precisi, in situazioni storiche e culturali ben precise, per almeno tre quarti, ante Christum natum; quindi, per comprenderle, prima dobbiamo capire cosa significavano allora e poi interpretarle in chiave odierna. Saltare direttamente all'interpretazione odierna, spesso induce a prendere pericolose scorciatoie che ci fanno a volte distorcere il loro vero senso. E' chiaro che la lettura di Qoelet, fatta dai primi destinatari (probabilmente ebrei post esilium ) non poteva essere uguale a quella che facciamo noi: Qoelet, però in prima battuta scrisse per loro, non per noi. Qoelet pose agli uomini di allora una domanda : ha senso una vita che finisce nello Sheol ? Creò l'attesa di una risposta che venne poi da Cristo, il primo dei risorti: gli uomini sono "paroicos" (come dirà san Pietro, cioè pellegrini, forestieri su questa terra) e la vita non finisce con la morte terrena. Al pessimismo di Qoelet, Cristo contrappone l'ottimismo cristiano: la morte non è una porta che si chiude sulla vita, ma un portone che si spalanca sulla conoscenza della Verità.
 
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falco.guarito
CAT_IMG Posted on 27/1/2010, 09:48




CITAZIONE (deutero.amedeo @ 25/1/2010, 01:15)
Da parte mia escluderei, quindi, questa vostra interpretazione troppo letterale, altrimenti si rischia di confondere la Bibbia per un libro di scienza, come accadde quando si condannarono Galileo e altri scienziati. (falco).

Probabilmente non hai colto il senso del discorso. Le scoperte dell'uomo non sono novità per la natura. Proprio l'esempio di Galileo dà l'idea esatta: nel momento in cui lui scopre che il sole è fermo e che la terra ruota su se stessa e intorno al sole non ha prodotto niente di nuovo, se non una conoscenza; ma in realtà il mondo non si è modificato : sole e terra hanno continuato ad essere e a fare quello che erano e che facevano prima. L'uomo non ha il potere di modificare il corso degli eventi naturali: a volte li subisce, a volte li utilizza a suo vantaggio, ma non può modificarne la natura.

Sì, Amedeo, sono d'accordo con quello che dici.
In quella mia frase, mi riferivo alle ipotesi di "azzeramento della storia" perché, in qualche modo, sembrava che Carmen le avesse dedotte dalla tua risposta. Ora hai chiarito meglio a entrambi, grazie.

CITAZIONE (deutero.amedeo @ 25/1/2010, 14:12)
qui io vorrei ribadire un concetto che ho già ripetutamente espresso: la Sacra Scrittura va letta col cuore, ma non soltanto col cuore, perchè l'uomo non è solo cuore: e se vogliamo che chi legge sia interamente soddisfatto dobbiamo soddisfare prima del cuore, la mente. Le Scritture (testimonianze della divina rivelazione) furono affidate agli uomini in tempi ben precisi, in situazioni storiche e culturali ben precise, per almeno tre quarti, ante Christum natum; quindi, per comprenderle, prima dobbiamo capire cosa significavano allora e poi interpretarle in chiave odierna. Saltare direttamente all'interpretazione odierna, spesso induce a prendere pericolose scorciatoie che ci fanno a volte distorcere il loro vero senso. E' chiaro che la lettura di Qoelet, fatta dai primi destinatari (probabilmente ebrei post esilium ) non poteva essere uguale a quella che facciamo noi: Qoelet, però in prima battuta scrisse per loro, non per noi. Qoelet pose agli uomini di allora una domanda : ha senso una vita che finisce nello Sheol ? Creò l'attesa di una risposta che venne poi da Cristo, il primo dei risorti: gli uomini sono "paroicos" (come dirà san Pietro, cioè pellegrini, forestieri su questa terra) e la vita non finisce con la morte terrena. Al pessimismo di Qoelet, Cristo contrappone l'ottimismo cristiano: la morte non è una porta che si chiude sulla vita, ma un portone che si spalanca sulla conoscenza della Verità.

E' chiaro che Qolelet (parola che significa "colui che partecipa all'assemblea") parlasse alle persone dei suoi tempi. Certo non ci possiamo accontentare di leggere questo libro con gli occhi di allora, perché ora Cristo ci ha profondamente illuminato sul vero significato delle domande di Qoelet. Cristo parla da autentico interprete delle Scritture, essendo in Lui lo Spirito Santo, il solo autore di tutta la Bibbia.
Quando parliamo di questo libro, si nota chiaramente la gradualità della Rivelazione.

Riguardo all'uso della mente, ho capito quello che vuoi dire. Se altre volte ti sono sembrato poco d'accordo con te su questo, è perché la mente, se non opportunamente guidata, tende tende a restringere i propri orizzonti visivi in una maniera che rischia di mettere da parte Dio. Però sono sempre stato d'accordo che la mente non va buttata, è un dono di Dio, e le Scritture ci insegnano di amare Dio «con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente».

Riguardo alla mente, anche Qoelet ci avverte di alcuni pericoli. A proposito, ti eri dimenticato di riportare un pezzo del capitolo 1 di Qoelet, che è significativo anche per questo discorso sulla mente. Lo metto qui.
CITAZIONE

[11] Non resta più ricordo degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso coloro che verranno in seguito.

[12] Io, Qoèlet, sono stato re d'Israele in Gerusalemme.

[13] Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. È questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino.

[14] Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento.

[15] Ciò che è storto non si può raddrizzare
e quel che manca non si può contare.

[16] Pensavo e dicevo fra me: "Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta di quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza".

[17] Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento,

[18] perché
molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere, aumenta il dolore.

 
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deutero.amedeo
CAT_IMG Posted on 23/9/2016, 15:15




Quella che segue invece è la disinvolta è un po' stravagante interpretazione data ieri ( 22/9/2016) da Papa Francesco nella omelia alla messa in Santa Marta a Roma.
<a questo punto, sollecitato dalla prima lettura, il Pontefice si è soffermato sulla vanità: «Vanità delle vanità, vanità delle vanità... Tutto è vanità». L’espressione del Qoèlet, ha notato, può apparire «un po’ pessimista», anche se in realtà «non tutto è così: c’è gente buona». Ma, ha spiegato Francesco, «il testo vuol sottolineare questa tentazione tanto nostrana, che è anche la prima dei nostri padri: essere come Dio». La vanità, infatti, «ci gonfia», ma «non ha lunga vita, perché è come una bolla di sapone» e non porta mai «un vero guadagno». Eppure l’uomo, «si affanna per apparire, per fingere, per sembrare». In parole povere: «La vanità è truccare la propria vita. E questo ammala l’anima, perché uno trucca la propria vita per apparire, per sembrare, e tutte le cose che fa sono per fingere, per vanità, ma alla fine cosa guadagna?».

Per far meglio comprendere questa realtà interiore, il Papa ha usato alcune immagini concrete: «La vanità è come una “osteoporosi” dell’anima: le ossa di fuori sembrano buone, ma dentro sono tutte rovinate». E ancora: «La vanità ci porta alla truffa; come i truffatori segnano le carte per guadagnare. Poi questa vittoria è finta, non è vera. Questa è la vanità: vivere per fingere, vivere per sembrare, vivere per apparire. E questo inquieta l’anima».

A tale riguardo, ha ricordato il Papa, san Bernardo si esprimeva rivolgendosi al vanitoso con una parola «fin troppo forte»: «Ma pensa a quello che tu sarai. Sarai pasto dei vermi». Come a dire: «tutto questo truccarti la vita è una bugia, perché ti mangeranno i vermi e non sarai niente». Ma «dov’è la forza della vanità?», si è chiesto Francesco. «Spinti dalla superbia, verso le cattiverie» non si vuole «permettere che si veda uno sbaglio», si tende a «coprire tutto». È vero che c’è tanta «gente santa»; ma è altrettanto vero che c’è gente di cui si pensa: «Che buona persona! Va a messa tutte le domeniche. Fa grosse offerte alla Chiesa», senza accorgersi dell’«osteoporosi», della «corruzione che hanno dentro». Del resto, «la vanità è questo: ti fa apparire con una faccia di immaginetta e poi la tua verità dentro è ben altra».

Di fronte a ciò, ha concluso il Papa, «dov’è la nostra forza e la sicurezza, il nostro rifugio?». Anche la risposta giunge dalla liturgia. Nel salmo del giorno, infatti, si legge: «Signore tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione». E nel canto al Vangelo si ricordano le parole di Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita». Questa, ha detto Francesco, «è la verità, non il trucco della vanità».>

Nota: ma Santità , Qoelet non parlava della vanità come vizio delle persone, ma della vanità delle cose di questo mondo. Qoelet, per ovvie ragioni, non poteva avere una visione cristiana della vita. Il suo scritto è pertanto una chiara e lucida testimonianza di quanto inutile e "assurda" potesse apparire la vita ad un saggio che si pensava destinato a finire nell'oscurità dello Sheol (poco più che il nulla) e senza alcuna remunerazione.

Edited by deutero.amedeo - 23/9/2016, 20:05
 
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